Consumi e crescita: il caso degli Stati Uniti

Investment Advisory

13.06.2019

Consumi e crescita: il caso degli Stati Uniti

Lo stato di salute del consumatore americano è cruciale per le sorti dell’economia globale e per la direzione dei mercati finanziari. Al momento, i dati continuano a dipingere un contesto favorevole.
​​​​​​I consumi rappresentano le fondamenta dell’economia americana, con un contributo alla crescita del PIL reale vicino al 70%. Sebbene storicamente le recessioni americane non siano state provocate da sviluppi nel settore dei consumi – ma spesso da sbilanci in settori più volatili, come quello immobiliare – è altrettanto vero che non si è mai avuta una recessione negli Stati Uniti senza una contrazione dei consumi. In una fase caratterizzata da forti tensioni geopolitiche, elevata incertezza e scarsa visibilità come quella che stiamo attraversando, è cruciale ancorarsi ai fondamentali macroeconomici per valutare le prospettive per la crescita statunitense. 
In quest’ottica, un’analisi delle dinamiche del settore dei consumi è particolarmente importante, vista la crucialità che rivestono.

Al momento, i dati evidenziano come le famiglie americane siano in buone condizioni di salute. Dallo scoppio della bolla sui mutui subprime, il livello di indebitamento è stato sistematicamente ridotto e la leva finanziaria è tornata ai livelli di metà Anni Ottanta. 
Il tasso di disoccupazione è crollato ai minimi dal 1.969 e i salari crescono a un ritmo superiore al 3,0% (uno dei livelli più alti nel corso di questo ciclo economico), ma le pressioni inflazionistiche restano estremamente contenute. L’aumento del reddito disponibile che ne deriva si è tradotto in un tasso di crescita della spesa per consumi del +2,7% annuo in termini reali, sufficiente per generare una crescita del PIL di circa il 2%.

Non sempre le condizioni sono state così favorevoli. Prima della grande crisi finanziaria del 2008, ad esempio, la spesa per consumi aveva superato la crescita dei redditi e il tasso di risparmio delle famiglie era crollato ai minimi storici. Negli ultimi anni la situazione si è completamente ribaltata: oggi il tasso di risparmio è di poco inferiore al 7%, ben oltre la media degli ultimi 25 anni. Il miglioramento dei fondamentali delle famiglie americane, insieme con la compressione dei tassi di interesse e l’apprezzamento dei mercati azionari, ha creato un contesto estremamente favorevole: non stupisce che gli indici che misurano la fiducia dei consumatori siano arrivati a toccare livelli estremamente elevati.  

Una critica potenziale a questa analisi potrebbe essere rappresentata dal fatto che spesso lo scenario appare particolarmente costruttivo prima di una recessione. Riteniamo che una risposta possa essere trovata negli stessi dati macroeconomici, così come rappresentati nel grafico allegato: le aree in grigio chiaro testimoniano che in diverse occasioni in passato la crescita del PIL reale al netto della componente dei consumi è stata negativa, ma si è evitata una recessione (evidenziata dalle aree in grigio scuro) proprio grazie al contributo dei consumi. 
In conclusione, consumi forti non prevengono le recessioni, ma spesso prevengono il rischio che una frenata dell’economia si trasformi in una recessione. In questo momento, le maggiori criticità sono circoscritte al settore manifatturiero, tanto su scala globale quanto negli Stati Uniti; diventa dunque essenziale monitorare con la massima attenzione i possibili canali di trasmissione di questa debolezza al settore privato e l’impatto sui consumi.

Crescita americana: il contributo determinante dei consumi

Fonte: elaborazione ANIMA su dati Bloomberg






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