C'è luce in fondo al tunnel!
Nel corso delle ultime settimane ci sono stati diversi sviluppi potenzialmente in grado di condizionare le dinamiche dei mercati, nel breve e medio termine:
1. Biden ha vinto le elezioni statunitensi, ma senza assicurarsi il controllo di entrambi i rami del Congresso. Sebbene i mercati scontassero una più ampia affermazione dei Democratici (Blue Wave), il sentiment è rimasto costruttivo, per diverse ragioni:
- un nuovo piano di stimoli fiscali sarà comunque approvato nel primo trimestre (seppur inferiore rispetto a quello che sarebbe stato varato in caso di Blue Wave), a maggior ragione considerando il deterioramento dell'emergenza sanitaria e il rallentamento della crescita;
- un allentamento dei rischi geopolitici è probabile: nessuno si aspetta un orientamento marcatamente più conciliante nei confronti della Cina, ma Biden non potrà che avere un approccio meno conflittuale e più collegiale rispetto a a quello tenuto da Trump;
- a meno di sorprese storiche nei ballottaggi in Georgia, i Repubblicani manterranno il controllo del Senato e i punti più controversi dell'agenda democratica in tema di fiscalità e regolamentazione non potranno essere implementati.
2. Pfizer/BioNTech e Moderna hanno anticipato i risultati preliminari della fase finale di sperimentazione del vaccino contro il Covid. I dati molto buoni relativi all'efficacia (superiore al 90%) e i piani di distribuzione (le prime dosi potrebbero essere somministrate già a gennaio) alimenteranno l'ottimismo degli investitori sulla dinamica della crescita nella seconda metà del 2021, pur in presenza di un quadro di breve periodo più incerto.
3. Benchè le prospettive per la crescita non siano cambiate in Cina e Area Euro, con la prima camminata lungo un sentiero di solida ripresa e la seconda destinata a registrare una contrazione del PIL nel quarto trimestre, il flusso di dati pubblicato negli Stati Uniti è stato leggermente più costruttivo del previsto, il che dovrebbe supportare la ripresa nella prima metà del 2021, una volta che lo stimolo fiscale pandemico sarà stato rilasciato.
4. La crisi innescata dal COVID continua a esercitare significative pressioni al ribasso sull'inflazione. Il trend è particolarmente evidente in Cina ed Eurozona, dove l'inflazione core è in netto rallentamento sia nella componente beni che servizi. Negli USA si è osservata una temporanea tendenza al rialzo nel dato core relativo ai beni, ma in realtà si stanno accumulando ingenti rischi al ribasso nella componente abitazioni/affitti.
In questo contesto, ci aspettiamo che le politiche monetarie e fiscali rimangano estremamente accomodanti fino a quando una ripresa oggi dipendente dal supporto delle autorità diventerà stabile e sostenibile. La svolta sui vaccini aumenta il rischio che gli stimoli siano ridimensionati più tempestivamente (Powell, Lagarde e Bailey hanno già sottolineato il calo dell'incertezza sulle prospettive della crescita globale nel medio termine), ma non ci aspettiamo un indebolimento del supporto per diversi trimestri.
Nel frattempo, però, la sensibilità degli investitori agli sviluppi sul fronte del quadro macro e della pandemia è destinata ad aumentare e i mercati finanziari saranno esposti al rischio di rotazioni anche importanti finché il virus non apparirà sotto controllo e la ripresa si sarà consolidata (l'esperienza recente dimostra che crescita, inflazione e pandemia non sono variabili necessariamente cointegrate).
Benchè l'approvazione dei vaccini fosse largamente attesa dagli investitori, con le sole tempistiche in dubbio, il livello di efficacia riportato è un'informazione nuova e con ripercussioni importanti: dovrebbe accelerare il percorso verso la protezione delle fasce di popolazione più vulnerabili e il raggiungimento in ultima istanza dell'immunità di gregge. Ovviamente, ci sono complessità tecniche da affrontare nelle fasi di produzione e distribuzione, ma non sembrano ostacoli insormontabili.
Diverse questioni restano infatti aperte: l'efficacia dei vaccini nei soggetti anziani o affetti da patologie; la tipologia di protezione offerta, specie per le implicazioni in termini di contagiosità; la durata dell'immunità; la potenziale insorgenza di effetti collaterali nel medio-lungo termine. Queste incertezze contribuiscono ad alimentare la riluttanza della popolazione a partecipare alle campagne vaccinali.
Una nota di cautela
Sondaggi sviluppati su scala globale indicano che la percentuale di soggetti intervistati disposta ad essere vaccinata si attesta fra il 70% e il 75% del totale (IPSOS, ottobre 2020; Nature, giugno 2020), ma la dispersione dei risultati fra paesi e gruppi sociali è significativa. I paesi emergenti si contraddistinguono generalmente per dati superiori alla media (Cina in primis), così come gli anziani e le persone più istruite. Al contrario, gran parte dei paesi europei e gli Stati Uniti registrano livelli di potenziale adesione più modesti, giustificati da crescenti preoccupazioni sulla sicurezza: secondo un sondaggio effettuato dal centro di ricerca Pew, la disponibilità ad assumere un vaccino è crollata dal 72% di maggio al 51% di settembre. Ovviamente, però, i dati incoraggianti recentemente pubblicati potrebbero modificare anche radicalmente le preferenze dei cittadini.