BCE, un taglio senza impegno

Investment Advisory

10.06.2024

BCE, un taglio senza impegno

La stretta monetaria è stata allentata, ma senza offrire indicazioni sugli interventi che seguiranno: ritmo e portata dei tagli dipenderanno dal flusso di dati, e l’approccio sarà cauto e graduale

Come ampiamente atteso, durante la riunione del 6 giugno la Banca Centrale Europea ha tagliato i tassi ufficiali di 25 punti base, per la prima volta da settembre 2019: il tasso di deposito è passato da 4,0% a 3,75%, il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali da 4,50% a 4,25% e quello sulle operazioni di rifinanziamento marginali da 4,75% a 4,50%. L’intervento espansivo ha replicato l’analoga misura annunciata il giorno precedente dalla banca centrale canadese, nonché i tagli effettuati fra marzo e maggio in Svizzera e Svezia; è stato approvato con il voto contrario di un esponente del Consiglio, e motivato con i progressi nel processo di disinflazione e la crescente affidabilità delle proiezioni macro, che puntano in direzione di un ulteriore allentamento delle pressioni sui prezzi.


L’Istituto di Francoforte non ha fornito un indirizzo preciso circa l’andamento futuro dei tassi, rimuovendo il paragrafo introdotto ad aprile per preparare il terreno a un taglio (si precisava che se la fiducia del Consiglio nella convergenza dell’inflazione al target si fosse rinsaldata, sarebbe stato opportuno ridurre il livello di restrizione); è stato semplicemente ribadito che le decisioni continueranno ad essere assunte riunione per riunione in funzione del flusso di dati, con l’obiettivo di assicurarsi che i tassi restino su livelli sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario.


Durante la conferenza stampa, il tema della dipendenza dal flusso di dati è stato enfatizzato al punto che Christine Lagarde si è rifiutata di dichiarare che l’intervento segna l’avvio di un ciclo di tagli: tempi e velocità del processo di allentamento della stretta monetaria sono molto incerti, ed è necessario che il flusso di dati e informazioni fornisca ulteriori evidenze di sostenibilità del processo di disinflazione per continuare il percorso. 


Al momento, infatti, le pressioni sottostanti sui prezzi restano sostenute in virtù della robusta dinamica salariale, ed è probabile che l’inflazione rimanga sopra target per gran parte del 2025. Lo scenario macro delineato nelle previsioni dello Staff lo conferma: le proiezioni sull’inflazione per il biennio 2024-2025 sono state riviste al rialzo più del previsto (di 0,2 punti percentuali, rispettivamente al 2,5% e 2,2%), con il contributo determinante dell’inflazione core, mentre la stima per il 2026 è rimasta invariata all’1,9%. Più costruttiva anche la valutazione delle prospettive di crescita a breve termine: nel 2024 il PIL dovrebbe espandersi a un ritmo dello 0,9%, 0,3 punti percentuale in più rispetto alla stima di marzo, mentre la proiezione per il 2025 è stata rivista al ribasso di 0,1pp all’1,4%, e quella per il 2026 è stata confermata all’1,6%.


Benché il messaggio complessivo sia stato di grande cautela, alcuni passaggi della conferenza stampa suggeriscono il mantenimento di un orientamento accomodante: è stato specificato che la direzione di viaggio chiara e che il livello attuale dei tassi è ben lontano dalla neutralità, e più restrittivo di quando venne effettuato l’ultimo rialzo, a settembre 2023 (da allora, l’inflazione si è dimezzata). 


In questo contesto, manteniamo l’aspettativa che la stretta sia allentata di ulteriori 50/75 punti base entro fine anno, pur propendendo per due soli tagli: la BCE sembra avere un approccio molto basico all’inflazione, più focalizzato sul suo andamento in termini assoluti che non sulle motivazioni tecniche sottostanti, e durante l’estate l’inflazione sui servizi potrebbe rimanere volatile per fattori stagionali.


Aspettative degli investitori sulla politica monetaria in Area Euro 






Fonte: elaborazione ANIMA su dati Bloomberg



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