Volatilità di mezza estate

Investment Research & Advisory

Dati macro sotto le aspettative negli Stati Uniti hanno instillato timori di una frenata dell’economia, associata a tensioni geopolitiche che hanno innescato marcate prese di profitto sugli indici azionari e una decisa compressione dei rendimenti governativi. Tuttavia, la configurazione generale del quadro macro resta supportiva, e le indicazioni allocative invariate

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Nel corso delle ultime sedute, il combinato disposto di dati macro deludenti e i timori di una nuova escalation delle tensioni in Medio Oriente ha innescato un deciso cambio di sentiment degli operatori, sfociato in una decisa discesa dei rendimenti core, associata alla debolezza dei listini azionari in un contesto di elevata volatilità. 

Un dato più debole delle attese dell'indice ISM manifatturiero negli Stati Uniti, seguito, nella giornata di venerdì, dalla frenata del mercato del lavoro, hanno spinto gli investitori a rivedere le aspettative di un soft landing e innescato timori di un più severo rallentamento dell'economia. Rispetto ai massimi recenti, l'S&P500 ha perso il 5,7% e l'indice dei tecnologici Nasdaq ha ceduto oltre il 10%, con i futures che indicano un'altra seduta negativa; in Europa l'indice Stoxx Europe 600 sta registrando un calo superiore all'8%.

Particolarmente penalizzati i listini giapponesi, complice il rafforzamento della divisa locale: l'indice Nikkei, dopo essere sceso del 15,4% dai massimi storici di luglio, ha ceduto oltre il 12% nella seduta odierna, registrando il peggior calo giornaliero dal 1987. Contestualmente, i rendimenti governativi hanno registrato una significativa compressione: il Treasury decennale ha fatto segnare i minimi dell'anno al 3,67%, tornando sui livelli registrati a giugno 2023, seguito dal Bund tedesco, sceso al 2,1%. Il movimento è stato ancora più marcato sul tratto a breve delle curve, più sensibile alle aspettative di politica monetaria: nel corso dell'ultima settimana, il rendimento del Treasury a 2 anni è sceso di quasi 70 punti base al 3,70%.

 

Tuttavia, da un punto di vista macro, i dati suggeriscono che le economie dei Paesi sviluppati di riferimento stanno approcciando una fase di lento rallentamento (come nel caso degli Stati Uniti) o di stabilizzazione (Area Euro). Pertanto, una recessione pesante e sincronizzata non sembra essere all'orizzonte né tantomeno supportata dai dati: nel corso del secondo trimestre, le due economie sono infatti cresciute ad un tasso annualizzato del 2,8% trimestrale negli Stati Uniti e del +1,2% in Area Euro.  Inoltre, l'evoluzione positiva del contesto inflativo lungo entrambe le sponde dell'Atlantico supporta l'adozione di politiche monetarie più accomodanti da parte della Fed e della BCE: pertanto, un indesiderato quanto inatteso peggioramento del quadro macro renderebbe più propense le Banche centrali ad intervenire con misure di supporto.

 

Con riferimento al contesto geopolitico, le tensioni nell'area Medio-orientale restano elevate ma al momento appaiono essersi scaricate più sulla ricerca di beni rifugio piuttosto che su attese per un conflitto che possa alterare gli equilibri fra offerta e domanda di petrolio. In questo contesto trovano quindi spiegazione 1) la debole reazione del petrolio - bilanciata fra temi locali e di crescita globale, 2) la forte performance dello yen, unico cambio "safe-heaven" ancora con una prospettiva concreta di rialzo dei tassi e 3) il recupero dei futures sul NASDAQ, ancora in territorio negativo al momento ma in chiaro miglioramento dopo aver toccato -6% in mattinata.

 

Tutto ciò considerato, suggeriamo un atteggiamento agnostico rispetto ai recenti movimenti di mercato e il nostro quadro allocativo resta sostanzialmente invariato.

 

La view sui bond governativi si conferma costruttiva: sebbene le aspettative di mercato monetario per la Fed appaiano molto accomodanti a questo stadio relativamente al nostro scenario macro di base, il clima prevalente di avversione al rischio e l'assottigliarsi della liquidità tipica del mese di agosto potrebbero continuare a supportare i bond governativi nel breve periodo.

 

Rinnoviamo l'indicazione di neutralità sul mercato azionario, poiché un downgrade non trova giustificazione nei fondamentali macro e aziendali: a nostro avviso, il repentino movimento al ribasso delle ultime sedute si configura come panic-selling, complice una stagionalità solitamente poco favorevole per l'asset class. 


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