Le Banche Centrali tornano protagoniste
Cambio di rotta temporaneo o vero e proprio dietrofront? In occasione delle ultime riunioni, l’atteggiamento (destinato a protrarsi nel tempo) da parte di Banca Centrale Europea e Federal Reserve si è dimostrato più accomodante del previsto e insieme all’attenuazione delle preoccupazioni sul fronte politico e geopolitico, ha contribuito a supportare un po’ tutte le classi di investimento.
Prima, ad essere protagonista, in occasione del meeting del 7 marzo, è stata la Banca Centrale Europea, che ha adottato due importanti provvedimenti: l’estensione della Forward Guidance, con l’impegno a mantenere i tassi inalterati per almeno tutto il 2019, e l’introduzione di una nuova serie di operazioni mirate di rifinanziamento a lungo termine (Tltro III). Poi, il 20 marzo, anche la Fed ha sorpreso i mercati, in quanto il Consiglio, riconoscendo che crescita e inflazione sono in rallentamento, ha riferito che si aspetta di lasciare invariati i tassi nel 2019 e al contempo ha fissato il termine del processo di riduzione del bilancio a settembre di quest’anno (per i tassi di Fed e BCE si veda il Grafico 1).
Per quanto riguarda, invece, il fronte delle tensioni commerciali, i mercati continuano a credere in un accordo,
nel futuro prossimo, tra Cina e Stati Uniti, ma ancora
manca una data per l’incontro decisivo fra il presidente
americano Trump e il Presidente della repubblica cinese Xi Jinping: nel frattempo le negoziazioni proseguono
serrate, soprattutto sulle delicate tematiche relative
alla protezione della proprietà intellettuale.
Nel Regno Unito, il rinvio della Brexit oltre la scadenza
del 29 marzo, se pur in un contesto in continua evoluzione, contribuisce a ridurre il rischio di un’uscita “non
regolamentata” dalla UE, ovvero senza accordo.
In merito, poi, al quadro macro, l’incertezza è ancora
considerevole, ma in prospettiva la situazione potrebbe migliorare: negli Stati Uniti, dopo un primo trimestre
particolarmente debole (anche per via della consueta
stagionalità negativa), è atteso un rimbalzo dell’attività
economica e in Cina si osservano i primi effetti positivi
delle politiche espansive promosse dalle autorità.
In sintesi, gli sviluppi relativi al contesto politico e soprattutto l’atteggiamento più accomodante delle Banche Centrali spiegano la nostra preferenza per le classi
di investimento più rischiose. Considerando, però, il
recupero dei mercati a cui si è già assistito e in attesa di
conferme dal fronte commerciale e di segnali più convincenti dai fondamentali macro e micro, si conferma un
approccio tattico e selettivo, volto alla ricerca di quei
segmenti di mercato in grado di offrire ancora valore.