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11.05.2020

“Fase 2” all’esame dei mercati - ANIMA Flash

Dopo una prima fase di elevata volatilità a causa dell’emergenza sanitaria innescata dalla diffusione del Covid-19, nelle ultime settimane si è assistito ad un rally dell’azionario. Ora gli investitori, dopo il lockdown forzato, sono focalizzati sulla “fase 2”, la graduale ripartenza, a livello globale, delle attività produttive e sul ritmo della ripresa.

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Anche per i mercati finanziari si è aperta una sorta di “Fase 2". Dopo la discesa molto repentina e violenta dei mesi di febbraio e marzo, in concomitanza con la diffusione a livello globale dell'emergenza sanitaria per l'epidemia di Covid-19, nelle ultime settimane il contesto sembra essersi fatto un po' più disteso: la volatilità è scesa e i mercati, se pur con alti e bassi, si sono avviati su un sentiero di normalizzazione. Gli investitori, infatti, dopo il periodo di lockdown e shutdown forzato per contenere i contagi, sono ora principalmente concentrati sulla graduale ripartenza delle attività produttive, sulla cosiddetta “Fase 2", - in Italia, così come in Europa, America e nel resto del mondo – e quindi sulle misure di sostegno a imprese e famiglie. La “Fase 2" si intensificherà, via via, tra maggio e giugno, a condizione che l'epidemia rimanga sotto controllo: ad oggi, a contribuire ad un miglioramento del sentiment, sono stati i riscontri sempre più convincenti di un calo dei contagi in molti Paesi Sviluppati. Senza dimenticare il supporto delle autorità monetarie e fiscali fin dall'inizio dell'emergenza, mai così fondamentale come in questo momento per sostenere le economie. 


Dalle Banche Centrali, in primis dalla Fed, in occasione del meeting del 29 aprile, è arrivato il rinnovo dell'impegno a ricorrere a tutti gli strumenti possibili per garantire un corretto funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria all'economia reale, per certi versi anche più importante negli Stati Uniti dal momento che il mercato azionario ha un ruolo diretto nel finanziamento di società e famiglie. La BCE, poi, in occasione del meeting del 30 aprile, ha un po' deluso le aspettative non incrementando il PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme), il nuovo programma di QE da 750 miliardi di euro, annunciato per fronteggiare l'emergenza economica innescata dal Coronavirus, ma ha introdotto un altro piano di rifinanziamento delle banche. Altre banche centrali (Cina, Russia e India) hanno applicato nuovi tagli dei tassi di interesse, altre hanno potenziato QE (Canada e Giappone). 


Negli ultimi giorni, tra l'altro, a proposito della BCE, la Corte Costituzionale tedesca ha posto dei dubbi sul suo operato e in particolare sul Piano di Acquisto titoli, introdotto nel 2015 durante il mandato di Draghi e recentemente rafforzato a causa dell'impatto del Coronavirus: la Corte da una parte ha riconosciuto che il QE non è un finanziamento diretto agli Stati e rispetta il divieto di monetizzazione dei debiti pubblici nazionali, ma dall'altra ha accolto il ricorso di quanti ritenevano che l'intervento violasse il principio di proporzionalità. La Corte, inoltre, ha dato 3 mesi di tempo alla BCE per spiegare le ragioni economiche che hanno giustificato il programma e ha chiesto al governo e al parlamento tedeschi di monitorarne più da vicino l'attività. Difficilmente questo giudizio avrà un impatto sulla politica monetaria nel breve periodo, ma le sue implicazioni sono tutt'altro che trascurabili, non fosse che per la crisi istituzionale che si è aperta con la Corte di Giustizia Europea (quest'ultima nel dicembre 2018 aveva riconosciuto piena legittimità al QE)


Sul fronte delle politiche fiscali, nell'Eurozona, c'è già stato un allentamento dei vincoli derivanti dal Patto di Stabilità e Crescita e l'accordo su un pacchetto di misure da 540 miliardi di euro per dare una risposta congiunta allo shock economco. Inoltre, è in fase di studio un recovery fund, destinato ad essere finanziato mediante “strumenti innovativi" con la discussione focalizzata sulla possibilità di fornire aiuti a fondo perduto piuttosto che finanziamenti. In Usa, invece, il Congresso ha approvato un nuovo pacchetto da 434 miliardi di dollari, destinato al finanziamento delle piccole imprese e al potenziamento del sistema sanitario. 


A riprova che interventi di questa portata sono davvero fondamentali, nelle ultime settimane, il flusso di dati macro è stato fortemente negativo per quanto riguarda sia l'economia reale sia gli indicatori di fiducia delle imprese (soprattutto nei servizi), confermando le attese circa una profonda contrazione della crescita nel I e II trimestre di quest'anno. In base all'ultimo World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale, nel 2020, il PIL reale scenderà del 3% a livello globale (con un possibile rimbalzo del 5,8% nel 2021), del 5,9% negli Stati Uniti e del 7,5% in Area Euro. Si tratta però di valori su cui vi è ancora molta incertezza, dal momento che persino la BCE stima il calo dell'economia europea per il 2020 in un intervallo assai ampio, compreso tra il 5% e il 12%. La Commissione Europea, ancora, ha previsto un crollo del PIL dell'Ue del 7,4%, affermando che si tratta della “recessione economica più profonda della sua storia". 


Dal punto di vista, invece, geopolitico, il tema che è prevalso sui mercati è stato l'accordo fra i paesi del cartello OPEC +, guidati da Arabia Saudita e Russia, in base a cui la produzione giornaliera di greggio verrà ridotta di almeno 10 milioni di barili. Nonostante ciò, però, gli effetti negativi sulla domanda aggregata di greggio, a causa delle misure di contenimento, hanno causato un crollo verticale del prezzo del greggio, con il future WTI spintosi in territorio negativo. In questo contesto, il team gestionale di Anima continua a ritenere improbabile uno scenario di prolungata stagnazione, considerando invece possibile una ripresa cosiddetta ad “U": la crescita dovrebbe stabilizzarsi nel III trimestre del 2020, per poi lentamente andare a regime in 6-9 mesi (II/III trimestre 2021). Per approfondire si veda il post pubblicato nel Blog della gestione" a cura di Fabio Fois, Head of Research



In prospettiva, il focus dei mercati, oltre che sugli ​sviluppi della pandemia, si orienterà sempre di più sull'andamento dei fondamentali macro e micro; a proposito, va detto che se gli investitori continuano a mostrare un certo ottimismo sulla velocità della ripresa economica nella seconda parte dell'anno è anche vero che potrebbero rendersi conto di aver sottostimato le ricadute economiche della crisi sanitaria. Pertanto, alla luce della scarsa visibilità sull'entità effettiva della recessione e sul percorso di normalizzazione della crescita nei prossimi trimestri, nonché su tempi e modi della ripartenza, Anima conferma una view neutrale su tutte le principali asset class, con un orientamento particolarmente tattico e flessibile.​​


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