Cicli di tagli della Fed, l’impatto sui mercati azionari

Investment Advisory

30.09.2024

Cicli di tagli della Fed, l’impatto sui mercati azionari

Storicamente, le fasi di allentamento monetario rappresentano un contesto favorevole sia per le asset class obbligazionarie che per l’azionario, a patto che non si verifichino recessioni



Dopo aver effettuato la stretta più aggressiva degli ultimi quarant'anni e aver lasciato i tassi invariati per quattordici mesi (il periodo di stabilità più lungo dopo quello segnato dai tassi a 0%, che prese avvio con la Grande Crisi Finanziaria), la Fed ha sorpreso economisti e investitori con un taglio di 50 punti base, e stima di proseguire il ciclo espansivo con ulteriori 50 punti base di tagli nel quarto trimestre, 100 punti base nel 2025 e 50 nel 2026, portando i Fed Funds in area di neutralità a 2,75%-3,00%. La curva di mercato monetario incorpora aspettative di allentamento ancora più aggressive: 70 punti base di tagli entro fine anno e 120 punti base nel 2025.



Storicamente, se si prendono in considerazione tutti i cicli di tagli effettuati dalla Fed a partire dal 1984, si osserva che i mercati azionari perdono direzionalità nelle fasi immediatamente successive al primo intervento, per poi registrare dinamiche divergenti a seconda degli sviluppi macro: nei casi di stabilità o rallentamento misurato dell'attività economica, l'indice S&P 500 si è sempre apprezzato nei dodici mesi successivi all'avvio del ciclo espansivo (in media, del 17,5% senza contare i dividendi, +14,7% in termini di mediana), mentre nei casi in cui si è verificata una recessione, le performance sono state generalmente negative. L'esperienza storica, insieme con il depotenziamento della minaccia inflazionistica e i segnali talora contrastanti offerti dal flusso di dati, contribuisce a spiegare la rifocalizzazione degli investitori sul tema della crescita statunitense, e i picchi di volatilità vissuti durante l'estate in concomitanza con la pubblicazione di dati deboli. 



I sondaggi sul posizionamento degli operatori professionali segnalano una forte dispersione di opinioni fra gli addetti ai lavori: secondo l'ultima Global Fund Manager Survey di BofA ML, il 43% dei gestori si attende una recessione entro il secondo semestre del 2025, mentre il 52% pensa che non si materializzerà per almeno 18 mesi. Come noto, secondo lo scenario centrale del team di Investment Research di Anima, l'economia statunitense è incamminata su un sentiero di soft landing a causa del deterioramento della qualità della spesa e del raffreddamento del mercato del lavoro e il tasso di crescita trimestrale scivolerà sotto potenziale nella seconda metà del 2025, ma senza che si manifestino fasi recessive nell'orizzonte di previsione (2024-2025).



Ciò detto, è importante sottolineare che l'apprezzamento registrato dai listini azionari negli ultimi dodici mesi è stato decisamente più pronunciato rispetto al trend mediano degli ultimi otto cicli di tagli della Fed, ed è stato recentemente amplificato dall'ondata di ottimismo scatenata dal potenziamento degli stimoli annunciato dalle autorità cinesi. Questo, insieme con l'incertezza elettorale, potrebbe stemperare la direzionalità dei mercati nel breve termine; allungando l'orizzonte temporale, però, la storia tornerà a ripetersi e gli sviluppi macro saranno decisivi. ​

Performance Indice S&P 500 in prossimità dell'avvio di un ciclo di tagli da parte della Fed


 




Nota: analisi eseguita su 8 cicli di tagli dal 1984, di cui 3 recessivi (1989, 2001, 2007). Fonte: elaborazione ANIMA su dati Bloomberg​

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