The President is dead, long live the President!
La rielezione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica è una buona notizia sotto molti punti di vista. Partiamo da quelli di breve periodo:
1) È stata evitata una dannosa crisi di governo. Non che avrebbe portato ad elezioni anticipate… è ragionevole immaginare che la crisi si sarebbe risolta con un nuovo governo che garantisse all'attuale legislatura di terminare nel 2023. Ma quasi sicuramente questo non sarebbe stato di guidato da Mario Draghi. E qui veniamo alla seconda buona notizia.
2) La conferma di Draghi nel ruolo di Primo Ministro, implicita nella rielezione di Mattarella, permette al Paese di continuare sulla strada tendenzialmente virtuosa dell'implementazione del PNRR. L'attuale governo ha guadagnato almeno sei mesi di lavoro che gli permetteranno di portare avanti le pratiche necessarie per far sì che la maggior parte dei fondi destinati all'Italia possano continuare a fluire.
Una mini crisi di governo nelle prossime settimane non è da escludersi. Ma pensiamo che non avrà effetti sistemici. Con le forze politiche incapaci di gravitare lontano da Mario Draghi nel ruolo di Presidente del Consiglio, è probabile che possa portare solo a modesti cambiamenti nella compagine di governo. Di certo non sarà sufficiente per alterare una narrativa costruttiva circa volontà e capacità del governo di procedere speditamente sul fronte PNRR.
La rielezione di Mattarella e la conferma di Draghi hanno, poi, anche delle ricadute positive di medio periodo.
1) l'Italia si trova ad essere guidata da un Presidente del Consiglio autorevole e rispettato nel periodo in cui verrà discussa la revisione del Patto di Stabilità e Crescita. Questa, dopo quella vinta sul NGEU fund, è la madre di tutte le battaglie per l'Italia. L'alto debito accumulato richiede infatti regole che siano in grado di bilanciare l'esigenza di una correzione fiscale con la necessità di non soffocare la ripresa economica in atto. Avere a questo tavolo Draghi permette all'Italia di avanzare posizioni morbide senza correre il rischio di essere accusata di miopia economica e finanziaria. Cosa che quasi sicuramente sarebbe avvenuta se al posto dell'attuale Presidente del Consiglio e del suo governo di alta caratura ci fossero stati i leader di partiti politici all'alba di nuove lezioni.
2) Mattarella ha dato prova di saper gestire anche fasi politiche, sociali e di mercato fra le più delicate degli ultimi anni. Con l'avvicinarsi delle prossime, altamente incerte, elezioni politiche, avere al timone della Costituzione una persona che abbia già dato prova di abilità istituzionale e fiuto di mercato è sicuramente rassicurante.
3) Sarà Draghi a gestire, da Premier uscente, la prossima transizione politica. E se i partiti non dovessero essere in grado di trovare i numeri per un accordo di governo, la soluzione più logica potrebbe risultare quella di riconfermare l'attuale Primo Ministro. È, certo, al momento solo una ipotesi, tanto suggestiva quanto ottimista, ma lo era, in fondo, anche l'ipotesi di un Mattarella bis (che avanzammo nel febbraio 2021).
4) Anche assumendo che i partiti, spinti dalla voglia di governare, riescano a trovare la quadra alle prossime elezioni ed eleggano un governo politico, ci sarebbe comunque un risvolto positivo: Draghi sarebbe a quel punto libero di succedere a Mattarella.