I mercati di Luglio 2023
Nel corso del mese di luglio, l'andamento dei mercati finanziari è stato condizionato principalmente dall'evoluzione del quadro macro e dagli sviluppi sul fronte delle politiche monetarie. Ancora una volta, gli indicatori sull'attività economica hanno consegnato un quadro misto. Negli Stati Uniti, il forte rimbalzo dell'indice ISM di fiducia delle imprese di servizi, la complessiva solidità dei dati sul mercato del lavoro e la sorpresa positiva nei numeri sul PIL del secondo trimestre hanno spinto gli investitori a prezzare una probabilità di recessione inferiore, confortati anche dal calo più marcato del previsto dell'indice PCE core, la variabile di riferimento della Fed nel monitoraggio dell'inflazione. Meno costruttivo il quadro in Europa, dove la crescita tedesca si conferma anemica, il Bank Lending Survey della BCE ha mostrato un calo record della domanda di prestiti da parte delle imprese e l'inflazione core, salita al livello record del 5.5% su base annua, stenta a mostrare segni di rallentamento. In Cina, il dato deludente sul PIL ha confermato la perdita di slancio dell'economia del gigante asiatico e ha spinto le autorità ad annunciare misure a sostegno dei consumi, seppur di portata modesta. Con riferimento alle politiche monetarie, Fed e BCE hanno dato corso a un ulteriore rialzo dei tassi ufficiali di 25bp, ribadendo l'adozione di un approccio dipendente dai dati, mentre la BoJ ha colto di sorpresa gli operatori modificando la politica di controllo della curva (il rendimento del decennale governativo potrà scambiare fino al limite dell'1%, dal precedente 0.5%).
In questo contesto, sul comparto obbligazionario si è registrato un rialzo dei rendimenti dei titoli di stato, su entrambe le sponde dell'Atlantico. Il repricing ha coinvolto soprattutto le scadenze lunghe, mentre il tratto a breve ha beneficiato delle aspettative degli investitori circa una prossima conclusione dei cicli restrittivi, e le curve si sono irripidite. I BTP hanno sovra-performato i Bund e chiuso il mese in territorio positivo. Stessa dinamica per le obbligazioni societarie: il restringimento degli spread ha più che compensato l'aumento dei rendimenti governativi.
I mercati azionari hanno offerto ritorni positivi, seppur con rotazioni frequenti fra aree geografiche, stili e settori, sostenuti dalla resilienza del quadro macro/fondamentale e dalla prospettiva di esaurimento della stretta monetaria. L'indice azionario globale MSCI AC si è spinto ai massimi da 15 mesi, il DAX tedesco ha aggiornato i massimi storici e il FTSEMib è tornato su livelli raggiunti nel lontano 2008; i listini dei paesi emergenti hanno ampiamente sovraperformato quelli dei paesi sviluppati, sulle attese di potenziamento degli stimoli in Cina.
I mercati valutari sono stati caratterizzati da un calo del dollaro, complice il dato confortante sulla dinamica dei prezzi negli USA e il clima di generale propensione al rischio, mentre lo yen si è apprezzato sulla decisione della Bank of Japan.
Materie prime in generale apprezzamento. Nel comparto energetico, il petrolio si è rafforzato in misura sensibile per la prospettiva di un miglioramento della domanda in Cina e Stati Uniti (che ancora devono ripristinare le riserve strategiche), in un contesto di tagli all'offerta decisi da Arabia Saudita e Russia; dinamica opposta per il gas TTF, tornato sotto pressione grazie al ripristino della produzione negli impianti norvegesi dopo le manutenzioni programmate, ai livelli elevati di stoccaggi, al crollo delle temperature e al forte aumento della produzione di energia eolica in Inghilterra e Germania. I metalli industriali hanno beneficiato delle attese di misure di stimolo in Cina, mentre l'oro ha ricevuto supporto dalla debolezza del dollaro. Forte volatilità sulle materie prime agricole, vulnerabili alle tensioni geopolitiche.