Utili aziendali, le evidenze emerse dall'ultima reporting season
L'elezione di Trump a 47° Presidente degli Stati Uniti e la marcata sovra-performance dei listini statunitensi rispetto al resto del mondo che ne è derivata, sostenuta dalle attese di implementazione di politiche pro-crescita e pro-business, hanno dirottato l'attenzione degli investitori lontano dal quadro fondamentale, ma la stagione di pubblicazione dei risultati aziendali relativa al terzo trimestre, ormai pressoché conclusa, ha offerto molte informazioni importanti.
Sebbene la crescita degli utili (Earnings per share, EPS) sia risultata migliore delle stime di consenso, il tasso sequenziale è risultato inferiore a quello del trimestre precedente, attestandosi rispettivamente al +6% su base annua negli Stati Uniti e al -2% su base annua in Europa, in coerenza con le indicazioni di raffreddamento dell'attività economica emerse dagli indici di fiducia delle imprese. Gli investitori hanno penalizzato maggiormente rispetto al passato le società che hanno comunicato risultati inferiori alle attese, e al contempo, premiato in misura superiore quelle che hanno battuto le stime.
In Area Euro, il dato relativo al terzo trimestre concorre a delineare una leggera ma significativa contrazione degli utili da inizio anno, pari a -0,2%. Peraltro, nel corso della stagione corrente il numero di “profit warning" è aumentato, in particolare nel settore dei consumi discrezionali, complice la debolezza della domanda che è stata additata come principale responsabile dei risultati deludenti registrati.
Mentre finanziari, servizi di comunicazione, industriali, utilities e sanitari hanno ben figurato, i settori più esposti alla dinamica delle materie prime e dei consumatori hanno ceduto il passo: energetici, materiali di base, consumi (sia discrezionali che di base) hanno registrato una crescita negativa degli utili.
Con riferimento agli Stati Uniti, i risultati comunicati dalle società appartenenti all'indice S&P500 evidenziano una crescita positiva degli utili su base annua per il quinto anno; sebbene il contributo delle “Magnifiche 7" sia stato nuovamente decisivo, si è assistito ad una maggior partecipazione delle altre società al risultato complessivo. Tuttavia, rispetto alle attese, sia il numero che la portata delle sorprese positive sono inferiori alle medie a 5 e 10 anni; una dinamica simile si riscontra anche sui ricavi, per i quali crescita e sorprese si attestano al di sotto delle medie a 5 e 10 anni.
Guardando ai trend settoriali, servizi di comunicazione, sanitari e servizi di pubblica utilità sono stati i principali motori della crescita, mentre si è registrata una debolezza generalizzata nei settori ciclici, quali industriali, energetici e materiali di base.
In prospettiva, con i movimenti degli indici regionali dopo l'elezione di Trump largamente guidati dalle variazioni di sentiment e multipli, ci attendiamo che il focus sul quadro macro/fondamentale torni ad aumentare. A questo proposito, manteniamo l'aspettativa che il processo di revisione al ribasso delle stime di crescita degli utili da parte degli analisti sia ormai completato (l'indice globale di revisione delle stime di cerscita degli utili ha imboccato un trend più costruttivo da ottobre); nel corso del 2025, la solida espansione dell'economia americana dovrebbe riflettersi in una crescita degli utili di almeno il 10%, con margini di ulteriore incremento nel caso in cui gli sgravi fiscali promessi da Trump siano attuati.
Dinamica delle revisioni sulla crescita degli utili aziendali su scala globale.
Fonte: Citi, Anima Research.