Overview - (Ri)bilanciamento
Negli Stati Uniti, i migliorati bilanci delle famiglie, più solidi di quanto indicato in precedenza, rafforzano la nostra convinzione che nel 2025 la recessione sarà evitata; inoltre, ci attendiamo un rallentamento più modesto rispetto allo scenario tratteggiato in passato: la crescita economica prevista per il prossimo anno, che era già superiore rispetto alla previsione di consenso, sarà ancora più elevata. Con il momentum nel trend dei consumi che potrebbe durare più a lungo di quanto pensassimo inizialmente, stimiamo che il ritmo di espansione del PIL statunitense passerà dal 2,7% del 2024 al 2,3% nel 2025, a fronte di un 2,1% stimato in precedenza e di una proiezione di consenso dell'1,8%.
In Area Euro, il flusso di dati più recente segnala un ulteriore deterioramento dell'attività economica nel breve termine. Ci aspettiamo una crescita inferiore al potenziale nel secondo semestre del 2024, con il PIL in espansione dello 0,2% su base trimestrale sa nel terzo che nel quarto trimestre (0,7% in termini di media annua nel 2024). Manteniamo la previsione di una ripresa nel 2025, ma meno robusta di quanto ci attendessimo in precedenza: la crescita resterà leggermente sotto potenziale a 0,9%, a fronte di un 1,3% stimato il mese scorso.
In Cina, i fattori che deprimono l'attività economica hanno esercitato un'influenza ancora maggiore nel terzo trimestre, e abbiamo rivisto leggermente al ribasso la stima di crescita del PIL nel 2024, al 4,8%.
Negli Stati Uniti, il report sui prezzi pubblicato a settembre resta coerente con la nostra idea che il processo disinflazionistico si consoliderà. L'aumento dei prezzi dei beni di base non è preoccupante ed è legato alla volatilità mensile, mentre sul fronte dei servizi, l'allineamento dei prezzi dei servizi abitativi al trend pre-COVID e il ruolo chiave di alcuni fattori specifici nel guidare l'aumento dell'indice supercore sono due sviluppi rassicuranti.
In Area Euro, settembre ha registrato la prima lettura dell'inflazione headline sotto quota 2% da giugno 2021. L'inflazione sui beni core è tornata ai livelli pre-pandemici, mentre quella sui servizi ha subito una flessione, prevalentemente a causa del rallentamento post-olimpico in Francia. Il nostro scenario centrale è invariato: diversi fattori, tra cui la moderazione salariale e la stagnazione della domanda interna, creano un contesto favorevole per un ulteriore allentamento delle pressioni inflazionistiche.
Per quanto riguarda la Cina, abbiamo rivisto al ribasso le stime di inflazione per il 2024, e sottolineiamo la crescente pressione sulle autorità per i arginare i rischi di ulteriore indebolimento.
Con riferimento alle politiche monetarie, ci aspettiamo che la Fed tagli i tassi di 25bp ai meeting di novembre e dicembre, per poi procedere con più gradualità nel 2025, e allentare la stretta di 25bp ogni trimestre, portando il tasso sui Fed funds al 3,25-3,5% entro fine anno. Questo sentiero è in linea con le proiezioni del grafico a punti della Fed, ma leggermente meno aggressivo delle attese di mercato.
In Area Euro, riteniamo che la BCE taglierà i tassi di 25bp in ognuna delle riunioni in programma fino a giugno 2025, portando il tasso di deposito al 2% (in precedenza, ci aspettavamo un taglio di 25bp ad ogni trimestre, con il tasso di deposito al 2% solo a fine 2025).
La PBoC continuerà ad allentare la politica monetaria e accompagnare gli stimoli fiscali con l'obiettivo di stimolare l'economia.
CRESCITA
USA – Verso un “softer" landing
L'ultima revisione delle stime di crescita mostra una ripresa post-pandemica ancora più robusta:
1) Lato crescita: la revisione ad opera dell'ufficio di Analisi economica delle stime sull'attività economica per il periodo compreso tra il primo trimestre 2019 e il primo trimestre 2024 mostrano un rialzo nella spesa al consumo e negli investimenti fissi (+1,3%).
2) Lato reddito: ancora più marcata è la revisione dei dati sul GDI (Gross Domestic Income, un indicatore concettualmente simile al PIL ma tratto dai dati sul reddito) nello stesso periodo (+3,8%). Questa riflette soprattutto una rivalutazione del reddito non salariale, con un netto incremento a livello di reddito personale disponibile, utili societari e reddito netto da interessi.
Alla luce delle recenti revisioni riteniamo opportuno sottolineare i seguenti sviluppi chiave:
1) Il divario tra PIL e GDI si è ridimensionato. Questo è interessante perché spesso il PIL è oggetto di revisioni che lo allineano maggiormente al GDI, come ha recentemente sottolineato il Presidente Powell (link).
2) Il tasso di risparmio è stato rivisto al rialzo, a testimonianza che l'aumento nel livello di risparmio dichiarato è stato ancora più marcato rispetto all'aumento del reddito personale disponibile.
3) Applicando la nostra metodologia di stima alla traiettoria rettificata dei risparmi delle famiglie fino al secondo trimestre, riteniamo che i risparmi in eccesso accumulati dall'inizio della pandemia abbiano sfiorato gli 840 miliardi di dollari nel secondo trimestre 2024. Tale livello consentirebbe un utilizzo di 100 miliardi per trimestre fino all'ultimo quarto del 2025 – un anno più tardi rispetto alle nostre stime precedenti.
4) Abbiamo rivisto al rialzo la nostra previsione precedente sul reddito reale disponibile, che dovrebbe toccare il 2,7% entro fine 2024 (dal 2,0% stimato in precedenza) e il 2,2% entro fine 2025 (dall'1,6%).
In questo contesto, il nostro outlook sulla crescita a medio termine dell'economia USA è sotto esame. Da un lato, gli ultimi dati rafforzano la nostra convinzione secondo cui gli USA eviteranno una recessione anche il prossimo anno. Dall'altro lato, il soft landing potrebbe essere più soft di quanto avevamo previsto. Con un tasso di risparmio più elevato e un reddito disponibile reale e nominale più solido, lo slancio dei consumi USA potrebbe protrarsi più a lungo rispetto alle nostre stime precedenti.
Restiamo convinti che gli Stati Uniti eviteranno la recessione anche nel 2025. Considerando le revisioni apportate sul fronte dell'output e del reddito per l'economia USA, unitamente a un flusso di dati solidi (ISM dei servizi in primis), abbiamo rivisto leggermente al rialzo lo scenario centrale sulla crescita – già superiore alle stime di consenso – rimanendo al contempo proiettati verso un soft landing.
Stante la revisione delle nostre stime, l'economia statunitense crescerà del 2,3% il prossimo anno, contro il 2,1% precedente e l'1,8% delle stime di consenso. Complice la solidità dei bilanci dei consumatori evidenziata dagli ultimi dati del BEA, la dinamica della spesa delle famiglie si raffredderà molto più gradualmente di quanto ipotizzato in precedenza. Su base trimestrale, la revisione delle nostre proiezioni indica che l'economia USA potrebbe scivolare sotto potenziale nel terzo trimestre del prossimo anno (e non nel secondo come da previsione precedente), ma non escludiamo un rallentamento più tardivo.
Le nostre stime aggiornate sulla crescita sono coerenti con uno scenario base di un continuo allentamento delle pressioni inflazionistiche sottostanti. Anche se il livello di risparmi in eccesso è vicino a quello osservato alla fine del terzo trimestre 2023, restiamo convinti che la situazione attuale del mercato del lavoro sia meno rassicurante per le famiglie rispetto al passato.
Nonostante i fondamentali più solidi delle famiglie, non ci aspettiamo che l'economia USA riacquisti slancio. Anche se i risparmi in eccesso sembrano essere più consistenti del previsto e saranno probabilmente esauriti più lentamente di quanto ipotizzato, il mercato del lavoro non offre più lo stesso supporto che forniva in precedenza. Con il rallentamento delle assunzioni e la domanda di manodopera in fase di ribilanciamento, è probabile che nel prossimo futuro i consumatori attingeranno di meno ai risparmi accumulati.
In questo contesto il nostro profilo d'inflazione resta invariato. Continuiamo a prevedere un CPI core medio al 2,8% nel 2025, rispetto al 3,4% del 2024.
Un avvertimento. Rispetto al nostro precedente scenario centrale, i rischi sono ora orientati verso una maggiore resilienza a livello di crescita e inflazione, che potrebbe ritardare il ritorno agli standard pre-COVID. In questo contesto i risultati delle elezioni avranno un ruolo determinante.
Lo scenario base di ANIMA. Abbiamo aggiornato le nostre stime di crescita, in base alle quali ci aspettiamo un tasso del 2,6% su base trimestrale per il terzo trimestre 2024 (dal precedente 2,3%) e del 2,5% per il quarto (dal precedente 2,1%), coerenti con un ritmo di crescita annuale del 2,7%. Per il 2025 prevediamo una crescita al 2,3%, dal precedente 1,8%. Su base sequenziale, ci aspettiamo una crescita del 2,3% per il primo trimestre 2025, e dell'1,8%, 1,7% e 1,6% per i tre trimestri successivi.
Area Euro – Crescita stagnante
Le prospettive di crescita a breve termine sono ulteriormente peggiorate. I PMI di settembre hanno fatto un ulteriore passo indietro. Anche se gran parte della flessione registrata dal PMI dei servizi in Francia è attribuibile al post-Olimpiadi, il dato di settembre mostra una debolezza generalizzata in diversi settori e Paesi. Altri dati sull'attività del terzo trimestre delineano un quadro di crescita più stagnante del previsto.
Nella seconda metà di quest'anno la crescita sarà probabilmente inferiore al potenziale e si attesterà sullo 0,2% su base trimestrale, sia nel terzo che nel quarto trimestre (rispetto allo 0,3% precedentemente previsto per entrambi). La previsione per il PIL reale 2024 è dunque pari allo 0,7%.
Data l'assenza di elementi che possano determinare una riaccelerazione, abbiamo rivisto al ribasso anche le nostre previsioni per il 2025. Anche se i bilanci dei consumatori rimangono solidi, complice la crescita sostenuta del reddito disponibile reale, restiamo convinti che i consumatori adotteranno un atteggiamento più prudente. Inoltre, la flessione che ha colpito il settore industriale non sembra destinata a esaurirsi, perché si è diffusa oltre i settori ad uso intensivo di energia e l'Area Euro ed è probabilmente legata al continuo rallentamento della domanda globale.
Un ritmo più lento. Confermiamo le attese di un recupero della crescita nel 2025, ma più lento rispetto allo scenario precedente: a nostro avviso, infatti, la crescita rimarrà leggermente sotto potenziale allo 0,9% (dall'1,3% previsto in precedenza). Su base sequenziale, prevediamo una crescita del PIL pari allo 0,2% dal primo al terzo trimestre 2025 e allo 0,3% nel quarto. Questa nuova previsione è inferiore alle stime di consenso e alle proiezioni dello staff della BCE per settembre (entrambe all'1,3% per il 2025).
I consumatori europei continuano ad agire con prudenza. Il tasso di risparmio delle famiglie è salito nuovamente nel terzo trimestre, rimanendo ben superiore ai livelli pre-COVID. Di conseguenza i consumi non si sono mossi al rialzo, nonostante l'aumento del reddito disponibile reale.
A nostro avviso la crescita dei consumi privati rimarrà moderata. Questo perché il reddito disponibile reale ha probabilmente raggiunto il picco, il mercato del lavoro mostra qualche segnale di deterioramento e il tasso di risparmio – seppur non destinato a salire ancora di molto – potrebbe normalizzarsi ai livelli pre-COVID più lentamente del previsto.
La crescita del reddito reale è giunta al capolinea. Il reddito disponibile lordo reale nel secondo semestre 2024 è cresciuto di oltre 1,2 punti percentuali rispetto al trend pre-COVID. Ha tuttavia raggiunto il picco e nel 2025 ci aspettiamo una decelerazione verso il trend per i seguenti motivi:
1) Circa l'80% del reddito disponibile lordo reale è stato generato dalla componente della retribuzione per dipendente (ossia il reddito). Poiché d'ora in avanti ci aspettiamo una decelerazione della crescita dei salari –ormai al passo con l'inflazione – gli stessi non dovrebbero più rappresentare un motore di crescita per il reddito disponibile lordo.
2) La crescita dell'occupazione è tornata a livelli normali e i dati dei sondaggi indicano una stabilizzazione, se non una leggera flessione.
Con queste premesse riteniamo che il reddito disponibile reale si normalizzerà il prossimo anno.
Una più lenta normalizzazione del tasso di risparmio. Il recente aumento del tasso di risparmio, nonostante la robusta ripresa del reddito disponibile lordo reale, ha impedito la ripresa dei consumi privati.
A nostro avviso, l'aumento è attribuibile soprattutto ai tassi d'interesse più elevati rispetto al periodo pre-COVID che hanno influenzato la propensione al risparmio, e all'esigenza delle famiglie di ricostituire il proprio patrimonio, ad oggi ancora inferiore ai livelli del 2019.
Ad ogni modo, abbiamo individuato altre due motivazioni che potrebbero spiegare l'aumento del tasso di risparmio nonostante la significativa crescita del reddito.
1) Di recente, la crescita del reddito disponibile lordo reale non è stata trainata solo dal reddito salariale (ossia la retribuzione per dipendente) ma anche da altre fonti, tra cui il reddito immobiliare, i dividendi, gli interessi attivi etc. Tipicamente questa componente di reddito è collegata a una ridotta propensione al consumo, perché non ha forma liquida e tende a gravitare verso le famiglie a reddito più elevato.
2) In risposta ai tassi di interesse più alti, le famiglie potrebbero essere divenute più sensibili all'attrattiva degli strumenti di deposito (a termine), spingendo così al rialzo il tasso di risparmio di equilibrio.
3) Nonostante il calo recente dell'inflazione headline, la fiducia dei consumatori non si è ancora del tutto ripresa dopo lo shock dei prezzi delle materie prime energetiche. Una stabilizzazione nel sentiment dei consumatori contribuisce a una normalizzazione più lenta del tasso di risparmio.
In questo contesto abbiamo rivisto al ribasso la crescita dei consumi privati (in media) di 0,1 punti percentuali nel 2024 e nel 2025 rispetto allo scenario precedente.
Carenza di investimenti fissi. Il settore manifatturiero rimane debole. La depressione è attribuibile sia a fattori idiosincratici, come la crisi dell'energia in Germania, sia a fattori esterni, tra cui una domanda globale dimessa.
Le prospettive non sono rosee. Sebbene riteniamo che gli investimenti fissi beneficeranno dell'allentamento delle condizioni finanziarie, un ritorno verso a una traiettoria di crescita sostenuta appare improbabile, per diverse ragioni: 1) Anche con un costo del capitale inferiore, spread creditizi più contratti e quotazioni azionarie in crescita, la propensione a investire è ancora scarsa e il tasso di creazione di nuove attività rimane piatto. 2) Le prospettive a livello di competitività rimangono deboli. 3) L'incertezza politica globale è ancora elevata. 4) Il nostro indicatore sulle vulnerabilità aziendali non finanziarie mostra un indebolimento dei fondamentali, a cui contribuiscono la compressione dei margini di profitto, una limitata originazione del credito e un costo del finanziamento del debito persistentemente elevato.
In questo contesto, abbiamo rivisto al ribasso la crescita degli investimenti fissi (in media) di 0,1 punti percentuali nel 2024 e nel 2025 rispetto allo scenario precedente.
Lo scenario base di ANIMA. Nella seconda metà di quest'anno la crescita sarà probabilmente inferiore al potenziale e si attesterà sullo 0,2% su base trimestrale, sia nel terzo che nel quarto trimestre (rispetto allo 0,3% precedentemente previsto per entrambi). Il tasso di crescita per il 2024 sarà dunque pari allo 0,7%. Per il 2025, ci aspettiamo una crescita leggermente sotto potenziale allo 0,9% (dall'1,3% previsto in precedenza).
Cina – Crescita stentata nel terzo trimestre, con rischi al ribasso in aumento
La crescita stenta nel terzo trimestre, rischi al ribasso in aumento. Il PIL del terzo trimestre si è attestato sul 4,6% su base annua, in calo dal 4,7% e leggermente migliore del previsto. Su base trimestrale, il rallentamento è attribuibile al calo della produzione industriale e alla persistente debolezza delle vendite al dettaglio, oltre che ai ricavi deludenti dal turismo nonostante la Settimana d'oro. Mentre ci avviamo verso il quarto trimestre (e senza ancora considerare le misure aggiuntive annunciate dal MoF la scorsa settimana) prevediamo un recupero solo moderato della domanda interna, perché lo slancio economico potrebbe scivolare sotto potenziale entro la fine dell'anno.
Il commercio estero si è inaspettatamente indebolito a settembre. Le esportazioni sono cresciute con un ritmo più lento del previsto e le importazioni sono rimaste stagnanti, perché il momentum del commercio globale della Cina si è fermato. È possibile che i tifoni che hanno colpito il delta del fiume Yangtze abbiano influito negativamente sulle spedizioni, considerato che anche Corea e Giappone hanno evidenziato simili flessioni sul fronte commerciale. Nel complesso restiamo convinti che il commercio estero sosterrà la crescita; tuttavia la crescita delle esportazioni si sta muovendo al ribasso verso un ritmo inferiore al 5%, diversamente da quanto avevamo osservato nella prima metà dell'anno. Nello specifico ci attendiamo un calo delle spedizioni verso l'UE nel quarto trimestre 2024 e nel primo trimestre 2025.
In risposta alla flessione persistente dei prezzi delle case, si prospettano nuovi stimoli per il settore immobiliare. Durante la Settimana d'oro, i volumi di case vendute sono rimasti dimessi, complice soprattutto la stagionalità. Dato il minore volume di transazioni, i prezzi delle case sono scesi più lentamente. A seguito dell'intervento del MoF e degli impegni assunti la scorsa settimana, ci aspettiamo che i policymaker introducano ulteriori stimoli a supporto del settore. Poiché l'entità di tali stimoli è al momento sconosciuta, è ancora presto per concludere se la svolta rivitalizzerà o meno il settore. Per ora confermiamo il nostro scenario centrale: una lenta stabilizzazione del settore immobiliare nei prossimi trimestri con i primi miglioramenti entro la fine del 2025 e un impatto ancora negativo sulla crescita per tutto il prossimo anno.
Lo scenario base di ANIMA. Incorporando i dati sul PIL del terzo trimestre, abbiamo rivisto leggermente al ribasso il nostro profilo di crescita annuale per il 2024 al 4,8% (dal precedente 4,9%). Ci aspettiamo che la crescita del PIL si svilupperà come segue: 4,7% su base trimestrale nel quarto trimestre e 4,8% nel primo trimestre 2025 (dai precedenti 4,9% e 5,0% su base annua), 4,6% su base annua nel secondo trimestre 2025. Per il 2025 prevediamo una crescita leggermente inferiore al potenziale al 4,7%.
INFLAZIONE
USA – Disinflazione in corso
I beni riaccelerano? Non proprio. Dopo sei mesi di deflazione, l'inflazione dei beni core è salita dello 0,2% su base mensile. Nonostante il rincaro delle auto usate durante il mese, questo rialzo inaspettato è collegato a categorie specifiche come l'abbigliamento e l'arredo per la casa. Tuttavia, stando ai dettagli del report, non sembrano esserci le condizioni per una marcata riaccelerazione. Ad esempio, il forte rialzo nel CPI dell'abbigliamento (+1,1% su base mensile) è stato trainato soprattutto dall'abbigliamento da donna, seguito da calzature, gioielli e orologi, noti per la loro volatilità e per la tendenza all'inversione. Per quanto attiene alle auto usate, gli indicatori anticipatori suggeriscono che i rincari di settembre avranno vita breve. Detto questo, complici le interruzioni della supply chain e l'aumento dei prezzi delle importazioni, probabilmente i prezzi dei beni non rappresenteranno più un fattore trainante della disinflazione.
In discesa anche la componente abitativa. Sia i canoni di locazione delle abitazioni primarie che gli affitti figurativi hanno evidenziato un rallentamento rispetto al run-rate di agosto, e si sono riallineati con i livelli pre-COVID. Questo conferma l'ipotesi secondo cui l'accelerazione di agosto è stata più un'oscillazione temporanea che una tendenza persistente. Anche i prezzi degli alloggi hanno rallentato notevolmente.
Supercore, un rialzo isolato a settembre. La componente supercore ha registrato un rialzo di 0,1 punti percentuali arrivando allo 0,4% su base mensile a settembre. Tuttavia, esaminando i dati più nel dettaglio, osserviamo che il rialzo è collegato a una serie di componenti volatili: 1) biglietti aerei; 2) servizi di assistenza medica; 3) assicurazioni sui motoveicoli (MV). Biglietti aerei e servizi di assistenza medica vengono da due mesi molto deboli, pertanto è plausibile una correzione. Dall'altra parte, i prezzi delle assicurazioni sui motoveicoli hanno evidenziato maggiore volatilità, pur con un trend discendente dopo il picco di maggio 2024. Su altri fronti rileviamo segnali incoraggianti di contenimento/decelerazione delle pressioni inflazionistiche, con particolare riferimento alle componenti sensibili alle variabili macro o al reopening.
Lo scenario base di ANIMA. Il nostro scenario centrale rimane sostanzialmente invariato: per il quarto trimestre 2024 ci aspettiamo un CPI headline/core al 2,6/3,2% (dal precedente 2,4/3,2%), coerente con un tasso annuale per il 2024 del 2,9/3,4% (invariato rispetto allo scenario precedente). Per il 2025, ci aspettiamo un CPI headline/core al 2,2/2,9% nel primo semestre (dal precedente 2,1/2,8%) e al 2,3/2,7% nel secondo (invariato rispetto alle stime precedenti), coerente con un tasso annuo del 2,3/2,8% (dal 2,2/2,8%).
Area Euro – Contesto ideale per l'allentamento delle pressioni inflazionistiche
Sotto la soglia del 2%. L'inflazione headline di settembre si è attestata all'1,7%, scendendo sotto il 2% per la prima volta da giugno 2021. Il principale contributo a questo ribasso è giunto dal settore dell'energia, con un calo dei prezzi alla pompa nelle prime settimane di settembre e una significativa influenza degli effetti base.
I beni core si sono normalizzati. A settembre l'inflazione dei beni industriali non energetici (NEIG) è rimasta invariata allo 0,4% su base annua. Al di là della volatilità innescata dalla componente semi-durevole, i beni core sottostanti (beni durevoli e non durevoli) hanno ora evidenziato una normalizzazione. Nel complesso riteniamo che i prezzi dei beni core si stiano stabilizzando attorno i livelli pre-COVID, in linea con i trend osservati negli indicatori anticipatori (PMI manifatturiero, prezzi di input/output e aspettative sui prezzi alla produzione della Comunità Europea).
Servizi core: qualcosa di positivo all'orizzonte (ancora piuttosto lontano). La componente dei servizi ha registrato un calo di 0,2 punti percentuali arrivando al 3,9% a settembre. Anche il momentum si è raffreddato nettamente, cedendo 0,4 punti percentuali per arrivare a un -0,2% su base mensile (tasso annuale destagionalizzato). Pur trattandosi di sviluppi positivi, continuiamo a percepire una certa vischiosità generalizzata. Abbiamo infatti rilevato che una porzione significativa della flessione di settembre è attribuibile alla Francia, che aveva evidenziato un rialzo ad agosto a causa dell'impatto tardivo dei Giochi Olimpici.
Il trend della disinflazione continua ad acquisire slancio. Diversi fattori, tra cui il calo della crescita dei salari e una domanda interna stagnante, creano un contesto favorevole per un allentamento delle pressioni inflazionistiche.
Lo scenario base di ANIMA. Il nostro scenario centrale resta invariato. Per il quarto trimestre 2024 confermiamo le attese per un HICP headline/core al 2,3/2,7%, rispettivamente, con una proiezione per il 2024 al 2,3/2,9% (media annuale) e all'1,8/2,3% (media annuale) per il 2025. Su base sequenziale, prevediamo un HICP headline/core all'1,9/2,5% per il primo trimestre 2025, e successivamente all'1,8/2,3%, all'1,7/2,2% e all'1,9/2,3% per i tre trimestri successivi, coerente con un tasso di crescita annuo per il 2025 all'1,8/2,3%.
Cina – Pressioni deflazionistiche più accentuate a settembre
Le pressioni deflazionistiche si sono intensificate a settembre, inducendo i policymaker a prendere provvedimenti per stabilizzare i prezzi. A settembre l'inflazione ha raggiunto un punto di svolta: il CPI headline è inaspettatamente sceso allo 0,4% su base annua dal precedente 0,6%, anche se i prezzi degli alimentari hanno continuato a salire. A livello sequenziale, i prezzi al consumo hanno archiviato un -0,3% su base mensile (dallo 0,3% precedente): si tratta del primo dato negativo dallo scorso marzo, attribuibile alla flessione dei prezzi dell'energia e dei servizi turistici.
L'inflazione core ha raggiunto il livello più basso dal 2009. L'inflazione core (che esclude alimentari ed energia) è scivolata in territorio negativo per la prima volta dal 2009, scendendo a -0,1% su base annua dallo 0,1% precedente. Su base trimestrale, i prezzi core hanno mostrato un sostanziale rallentamento, scendendo allo 0,1% nel terzo trimestre (dallo 0,5% nel secondo), trainati dai prezzi dei beni di consumo che hanno archiviato un -0,2% su base mensile (dal precedente +0,5%); anche i prezzi dei servizi hanno evidenziato un -0,2% (dal precedente -0,1%) nonostante l'impatto della Settimana d'oro.
Persiste il rallentamento dei prezzi alla produzione, trainato dal costo inferiore dei beni di produzione. I prezzi delle materie prime e del petrolio si sono contratti al massimo a settembre, spingendo i prezzi alla produzione al -2,8% su base annua (dal -1,8% precedente) e intensificando le pressioni deflazionistiche sul CPI.
Lo scenario base di ANIMA. In questo contesto, e incorporando i dati sull'inflazione del terzo trimestre più deboli del previsto, abbiamo rivisto al ribasso la nostra previsione sull'inflazione per il 2024 allo 0,4% su base annua rispetto al precedente 0,6%. Il nostro scenario base per il 2025 resta invariato allo 0,9% su base annua, sebbene rileviamo maggiori rischi al ribasso. Ci aspettiamo che l'inflazione headline si svilupperà come segue: 0,4% su base trimestrale nel quarto trimestre e 0,4% su base annua nel primo trimestre 2025 (dai precedenti 0,6% e 0,6% su base annua) e 0,5% nel secondo trimestre 2025.
NOTA: Approfondimento presentato in occasione dell'ultimo Comitato Investimenti, tenutosi il 22/23 ottobre 2024.