I mercati di marzo 2025

Investment Advisory

L’escalation delle tensioni commerciali e il deterioramento del sentiment sulla crescita hanno alimentato diffuse prese di profitto sulle attività rischiose

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Nel corso del mese di marzo il susseguirsi di un flusso di dati, eventi e notizie di grande rilevanza ha lasciato un segno tangibile sui mercati, con prese di profitto generalizzate sui listini azionari.

Al centro della scena, ancora una volta, la politica commerciale americana: l’annuncio dell’entrata in vigore dei dazi nei confronti di Canada, Messico e Cina ha scatenato la reazione dei paesi coinvolti e un’ondata di avversione al rischio, facendo crescere il clima di attesa per la data cruciale del 2 aprile, “giorno della liberazione” in cui saranno comunicate le decisioni sui dazi bilaterali. 

Con riferimento al flusso di dati macro, i segnali di debolezza emersi dagli indicatori di fiducia pubblicati negli Stati Uniti (Indice ISM manifatturiero e fiducia dei consumatori, scesa ai minimi da 12 anni) hanno accesso i riflettori sulle conseguenze negative dell’incertezza politica e delle restrizioni al commercio internazionale per l’attività economica, rimarcate dal rialzo delle attese di inflazione a breve e medio termine dell’Università del Michigan e da una rilevazione del PCE core di febbraio leggermente superiore alle attese. 

Sul fronte delle politiche monetarie, la Fed ha definito “transitorio” l’impatto dei dazi sui prezzi, e, nonostante la revisione al ribasso delle stime di crescita e al rialzo di quelle sull’inflazione, ha confermato attraverso il grafico a punti l’indicazione di due tagli entro la fine dell’anno. Dal canto suo, la BCE ha tagliato i tassi ufficiali di 25 punti base, ma ha precisato che la politica monetaria è diventata “significativamente meno restrittiva”, e il quadro di riferimento è eccezionalmente incerto. 

Degni di nota anche gli sviluppi sul fronte della politica fiscale, in particolare in Area Euro, dove la Commissione Europea ha proposto un piano di spesa per la difesa, mentre il parlamento tedesco ha approvato la riforma della regola costituzionale sul “freno al debito” e varato un ingente pacchetto di investimenti in difesa e infrastrutture. 

In questo contesto, i mercati obbligazionari globali hanno registrato performance negative, ma con differenze ragguardevoli fra aree geografiche. Negli Stati Uniti, dopo una fase di rialzo, i rendimenti del Treasury decennale si sono mossi al ribasso per chiudere sostanzialmente invariati, in scia ai timori per le ripercussioni delle tariffe sulla crescita. In Area Euro, invece, l’annuncio di misure di stimolo fiscale ha spinto con decisione i rendimenti governativi al rialzo, e i BTP hanno continuato a replicare l’andamento dei Bund tedeschi. Le obbligazioni societarie hanno restituito performance negative, penalizzate dalla dinamica dei rendimenti governativi e dall’allargamento degli spread, specie sul comparto speculativo.



Gli indici azionari globali hanno archiviato perdite ragguardevoli, trascinati al ribasso dai listini statunitensi che hanno registrato la performance mensile peggiore da dicembre 2022; le borse europee hanno registrato un passivo meno severo, e i Paesi emergenti in aggregato si sono addirittura apprezzati, con il traino di India e Cina. A livello globale, in termini di stili e settori, difensivi e value si sono rivelati più premianti rispetto a ciclici e growth



I mercati valutari sono stati caratterizzati da un deciso rafforzamento dell’euro contro le principali divise internazionali. La dinamica del dollaro è stata fortemente influenzata dal flusso di notizie sul commercio internazionale e dalla crescente avversione al rischio; in chiusura del periodo di riferimento il tasso di cambio contro euro si è attestato a 1,0816, dopo aver sfiorato la soglia di 1.10.

Materie prime positive. Nel comparto energetico, il petrolio è salito in scia alle ipotesi di nuove sanzioni degli Stati Uniti, in un contesto di scorte calanti. I metalli industriali sono stati sostenuti dalle aspettative di un piano di stimolo della domanda cinese, mentre l’oro ha beneficiato del calo dei rendimenti governativi aggiornando per l’ennesima volta i record storici.










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