I mercati di ottobre 2024
Contrariamente a quanto accaduto a settembre, il mese di ottobre è stato contraddistinto da un clima di risk-off sui mercati finanziari globali. In un contesto di tensioni geopolitiche mai sopite, i rendimenti obbligazionari hanno virato al rialzo, complici dati macro che hanno fugato le preoccupazioni degli investitori per lo stato di salute del mercato del lavoro americano e una sorpresa al rialzo nel report sull'inflazione, che hanno alimentato un ridimensionamento delle attese di allentamento monetario. Il focus degli investitori sui rischi politici ha aggiunto ulteriori pressioni, a causa dei timori sulla sostenibilità delle politiche fiscali dei due candidati alla Casa Bianca, e delle crescenti probabilità di un Republican Sweep. Dopo aver raggiunto un nuovo massimo storico e aver archiviato sei mesi consecutivi di performance mensili positive, l'indice S&P500 ha perso marginalmente terreno, complici una serie di trimestrali deludenti da parte dei giganti della tecnologia. In Area Euro, il consolidamento del processo disinflazionistico e le sorprese negative nel flusso di dati sull'attività economica hanno giustificato un taglio dei tassi ufficiali di 25 punti base per la terza volta nel ciclo espansivo in corso.
In questo contesto, i mercati obbligazionari globali hanno registrato performance negative: l'indice Bloomberg Global Bond Aggregate ha segnato un calo del 3,4%, e registrato la peggior performance dal settembre 2022 (quando l'inflazione divampava e la Fed alzava i tassi di 75 punti base per meeting). Guidata dalla componente dei tassi reali, la curva dei rendimenti statunitensi si è mossa al rialzo lungo tutte le scadenze in modo pressoché uniforme. Sull'altra sponda dell'Atlantico, la debolezza del flusso dei dati macro e l'intervento della BCE hanno limitato il repricing dei governativi europei e provocato un irripidimento delle curve; i titoli di Stato italiani hanno nuovamente sovraperformato i governativi core, con lo spread BTP-Bund in calo a 126 punti base.
Dinamiche divergenti per le obbligazioni societarie: in un contesto di generalizzata compressione dei premi al rischio creditizi, il carry più elevato offerto dal comparto speculativo ha permesso di assorbire il rialzo dei rendimenti governativi e archiviare una performance positiva.
Gli indici azionari globali sono stati colpiti da prese di profitto con l'approssimarsi dell'appuntamento cruciale delle elezioni, fatto salvo per il Giappone, che ha beneficiato della debolezza dello Yen. I paesi emergenti hanno ampiamente sotto-performato quelli sviluppati, appesantiti dalle vendite sui listini cinesi e indiano. In termini di stili e settori, i comparti ciclici hanno offerto ritorni superiori rispetto ai difensivi e i titoli growth hanno generalmente sovraperformato i value.
I mercati valutari sono stati caratterizzati dal rafforzamento del dollaro, sulla scorta del flusso di dati macro più costruttivo e delle crescenti probabilità di una vittoria di Trump, mentre lo yen si è significativamente deprezzato a causa del forte aumento dell'incertezza politica dopo che il partito del premier Ishiba ha ottenuto un risultato mediocre alle elezioni e perso la maggioranza in colazione con Komeito.
Materie prime contrastate. Nonostante la revisione al rialzo delle stime sul surplus di offerta nel 2025, il petrolio ha recuperato terreno, sulla scorta dell'escalation delle tensioni nell'area mediorientale; nel comparto dei metalli, gli industriali sono stati penalizzati dalla carenza di dettagli relativi al piano di stimoli fiscali cinese, mentre l'oro ha segnato l'ennesimo record storico nonostante la forza del dollaro e il rialzo dei rendimenti governativi.